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Hermann Lotze

Fiche rédigée en italien et en anglais


Hermann Lotze

Dippoldiswalde (Dresden) 1829 - Leipzig 1875


Linguista e poliglotta tedesco, fra il 1849 e il 1854 studiò all’Università di Lipsia, dove in seguito divenne libero docente. Nella sua premessa al catalogo di vendita (pp. III-V), il teologo e ebraista lipsiense Franz Delitzsch (1813-90) ricorda con tono commosso il collega ed amico. Con sincera ammirazione ne esalta la grande erudizione e l’inesausta sete di conoscenza («seine Wissbegier kannte keine Schranken»), oltre che la straordinaria modestia e liberalità nel permettere agli altri di consultare i volumi della sua biblioteca. Come ricorda ancora Delitzsch, fu uno stretto collaboratore di Konstantin von Tischendorf (1815-74), teologo e filologo tedesco.
Tradusse in tedesco alcuni scritti di viaggio (dall’inglese: D. Livingstone, Missionenreisen und Forschungen in Süd-Afrika während eines sechszehnjährigen Aufenthalts, 2 voll., Costenoble, Leipzig 1858; dallo svedese: C. J. Andersson, Reisen in Südwest-Afrika bis zum See Ngami in den Jahren 1850-1854, Costenoble, Leipzig 1858) e si occupò della trascrizione di manoscritti a tema religioso (in olandese: Eine Wallfahrt von Antwerpen  nach Jerusalem aus dem Jahre 1517, Brockhaus, Leipzig 1866; in sorabo: Der Brief des Jacobus, in wendischer Übersetzung aus der Berliner Handschrift vom Jahre 1548, Brockhaus, Leipzig 1867).
Il suo lavoro più importante è però certamente costituito da un articolo sulla letteratura ebraico-tedesca pubblicato sul primo volume «Archiv für Literaturgeschichte» fondato da R. Gosche (Zur judisch-deutschen Literatur, «Archiv für Literaturgeschichte», 1, 1870, 90-101). Come è stato sottolineato, il lavoro di Lotze è uno dei primi tentativi di avvicinamento alla letteratura yiddish da parte di studiosi non ebrei (cfr. M Richter, Die Sprache jüdischer Figuren in der deutschen Literatur (1750-1933), Wallstein Verlag, Göttingen 1995, p. 67; sull’articolo di Lotze cfr. inoltre ivi, passim). Il saggio, benché di dimensione assai ridotta, fu molto apprezzato all’epoca e Delitzsch non manca di esaltarne la profondità e l’erudizione («Die hier niedergelegte Literaturkenntniss […] ist erstaunlich»).
Era cugino del più famoso Rudolph Hermann Lotze, come si evince dalla lettera di questi a Carlo Cantoni (Istituto Italiano per gli Studi Storici, Napoli: Fondo Cantoni, busta 8, documento 2251), che ci restituisce un inedito quanto significativo spaccato:

Geehrtester Freund!
Ihr Brief ist mir lange ganz unverständlich gewesen. Ich kenne Herrn Professor Ascoli nicht; ich beschäftige mich auch nicht mit Linguistik; ich verstehe nichts vom romanischen Dialecte, bin auch nicht in Bressanone gewesen und habe noch weniger von dort irgend welche Documente mit fortgenommen. Deshalb wusste ich lange Zeit gar nicht, wie ich mir Ihre Worte erklären sollte, zuletzt hat mich ein glücklicher Einfall meines Sohnes wahrscheinlich auf die richtige Spur gebracht. Es existirt nämlich ein anderer Gelehrter, der ganz wie ich, Hermann Lotze heisst, auch wirklich mein Cousin ist, obwohl ich ihn nicht kenne, und der sich seit langer Zeit mit Linguistik erfolgreich beschäftigt hat. Er lehrt aber nicht in Göttingen, sondern in Leipzig, wo er früher Privatdozent an der Universität war; ich weiß nicht, ob er das jetzt noch ist. Diesen hat ohne Zweifel Herr Ascoli gemeint. Ich bedaure, dass ich Ihnen die genaue Adresse des Herrn Lotze nicht angeben kann; allein Herr Ascoli darf sich nur an Professor Fleischer in Leipzig oder an Professor Brockhaus ebendaselbst wenden; beide werden den fraglichen Herrn aufzufinden wissen.
Ich habe heute nicht die Zeit, noch auf die philosophischen Gegenstände einzugehn, welche Sie erwähnen; ich freue mich jedoch im Voraus, bald wieder einer Arbeit von Ihrer Hand zu begegnen.
Erwähnen muß ich noch, dass ich ein Brief von Ihnen verloren gegangen zu sein scheint. Nachdem Sie mir die Hefte der Antologia mit einem Briefe geschickt haben, auf den ich Ihnen antwortete, habe ich eine zweite Nachricht von Ihnen nicht erhalten.
Mit den herzlichsten Glückwünschen zu dem bald beginnenden neuen Jahre und mit alten Freundlichkeit und Hochachtung,

Ihr | ganz ergebenster | Hermann Lotze
Göttingen, 21 Dec 69.


Carissimo amico!
A lungo la Sua lettera è rimasta per me del tutto incomprensibile. Non conosco il Prof. Ascoli; né mi occupo di linguistica; non so niente di dialetto romanzo, né sono stato a Bressanone e tanto meno ho da là portato via alcun documento di sorta. Pertanto per molto tempo non sono riuscito a spiegarmi le Sue parole, finché una felice intuizione di mio figlio mi ha messo, almeno credo, sulla buona strada. Esiste infatti un altro studioso, che si chiama esattamente come me, Hermann Lotze – in effetti è mio cugino, ma non lo conosco –, un linguista di vecchia data e di successo. Questi abita però non a Gottinga, bensì a Lipsia, presso la cui università anni or sono esercitava la libera docenza; non so se le cose stiano ancora così. Senza dubbio è a lui che pensava il sig. Ascoli. Mi spiace di non essere in grado di fornirLe l'indirizzo preciso del sig. Lotze; il sig. Ascoli, però, potrebbe rivolgersi al prof. Fleischer o al prof. Brockhaus; entrambi sono di Lipsia e sapranno rintracciare il signore in questione.
Oggi non ho tempo per dedicarmi ancora alle questioni filosofiche da Lei menzionate; non vedo l'ora, però, di potermi accostare di nuovo a un lavoro uscito dalla Sua penna.
Devo segnalarLe, inoltre, che a quanto pare una Sua lettera è andata perduta. Dopo che mi ha spedito i fascicoli dell'Antologia insieme a una lettera, a cui ho risposto, non ho ricevuto da lei un secondo messaggio.
Con i migliori auguri per il nuovo anno il cui inizio è ormai imminente e con antica amicizia e stima.
Il Suo | fedelissimo | Hermann Lotze
Gottinga, 21 Dicembre 1869

Dal testo della lettera non è possibile dedurre esattamente per quale motivo Graziadio Isaia Ascoli (1829-1907) volesse mettersi in contatto con Hermann Lotze e che cosa si celi dietro l’oscuro riferimento a Bressanone. Di certo si sa che in quel periodo Ascoli stava svolgendo ricerche approfondite sul ladino in vista della pubblicazione dei suoi famosi Saggi ladini («Archivio glottologico italiano», I, 1873) e a tal scopo si interessava ai lavori di diversi eruditi locali, fra i quali, come mi ha suggerito il prof. Giancarlo Schirru dell’Università di Cassino (che ringrazio sentitamente per i preziosi suggerimenti), J. C. Mitterrutzner, un religioso di Bressanone, autore fra le altre cose di una trattazione sui dialetti ladini del Tirolo intitolata Die rhätoladinischen Dialekte in Tirol und ihre Lautbezeichnung (Brixen 1856) citata in tono elogiativo da Ascoli (Saggi ladini, cit., p. 319) e presente anche nel catalogo dei testi posseduti da Lotze (p. 129, n. 4172; su Mitterrutzner cfr. la relativa voce sull’Österreichisches Biographisches Lexikon und biographische Dokumentation, Bd. 6 (Lfg. 29, 1975), pp. 326-7). Si può ipotizzare che egli fosse venuto a conoscenza dell’esistenza dell’abbozzo di una grammatica e di un dizionario ladino del Mitterrutzner (Wörterbuch der rätoladinischen Dialekte in Tirol) rimasto manoscritto e che il Lotze linguista aveva comprato per trenta talleri nel 1856 o poco dopo («Das fragliche Ms. ist richtig von mir und kam vor vielen Jahren nach Leipzig. Der liebenswürdige Polyglott Hermann Lotze hatte aus meinem Progr. (1856) ersehen, daß ich zu einer ladin. Grammatik Materialien gesammelt habe. Er schrieb mir und drängte, die Arbeit zu publiciren. Meine Antwort lautete: Kein Mensch würde mir im lieben Österreich das Büchlein (auch ohne Honorar) drucken, und es verleide mich, weiter zu arbeiten. Nun bat er dringend, ihm das Roh-Material zu überlassen und bot mir für c. 30 Bogen (Schrift) 30 Thaler. Ich schickte ihm dasselbe und er sandte die 30 Thaler»; lettera di J. C. Mitterrutzner a Eduard Böhmer del 1° giugno 1878, citata in P. Videsott, Die rätoromanischen Handschriften der Sammlung Böhmer im Berliner Bestand der Biblioteka Jagiellońska/ Universitätsbibliothek Krakau, «Vox Romanica», 70 (2011), p. 180, n. 50). È dunque possibile che Ascoli, avendo saputo che era in suo possesso, volesse contattarlo per ottenere da lui il tanto raro quanto prezioso scritto di Mitterrutzner. Non si può tuttavia stabilirlo in maniera certa, poiché il manoscritto non compare nel catalogo dei testi di Lotze, anche se questo potrebbe verosimilmente nascondersi sotto l’allusione a non meglio specificati manoscritti in lingua ladina (p. 218, n. 7190). Anche se l’ipotesi venisse confermata, non si potrebbe inoltre stabilire in che modo Ascoli fosse venuto a conoscenza di tale fatto e, più in generale, in che modo gli fosse noto il linguista lipsiense; certo è però che la biblioteca di Lotze era ricca di testi sulla lingua ladina ed è quindi probabile che la sua fama fosse giunta fino ad Ascoli.



Verzeichniss der hinterlassenen werthvollen Bibliothek des Herrn Dr. ph. Hermann Lotze Privatgelehrten zu Leipzig, welche am 22. Mai 1876 in T. O. Weigel's Auctions-Lokal in Leipig ... versteigert werden soll, Leipzig, Weigel 1876, VIII + 219 S.

Il catalogo di vendita è introdotto dalla breve premessa di Delitzsch (pp. III-V), cui seguono alcune indicazioni del libraio incaricato della vendita (p. VI) e quindi un indice (pp. VII-VIII), in cui i volumi della biblioteca classificati sulla base del contenuto e, in particolare, per lingua.


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Francesca Antonini (Università di Pavia)
dernière mise à jour: 2014-09-19 08:46:10