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Biblioteche dei Filosofi : Biblioteche filosofiche private in età moderna e contemporanea
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Demetrio Canevari




Demetrio Canevari

Genova 1559 - Roma 1625


Demetrio Canevari, nato a Genova il 9 marzo 1559, era di famiglia mercantile (il padre apparteneva all'arte della seta). Per vo­lere del padre fu avviato agli studi di medicina, prima a Pavia poi a Roma. Conseguì la laurea nel 1581 a Genova.
Ritornato a Roma, fu in­trodotto alla corte ponti­ficia e divenne ben presto il medico curante dei fa­migliari del pontefice e dei cortigiani gravitanti intorno alla corte papale. Fu medico della Compa­gnia del S.S. Sacramento istituita per gli infermi della parrocchia. Fu ar­chiatra pontificio durante il brevissimo papato di Urbano VII, durato pochi giorni, dal 14 al 27 set­tembre 1590. Visse a Ro­ma ben 40 anni nel quar­tiere di Borgo e vi morì il 22 settembre 1625.
Studioso appassionato, scrisse varie opere di filo­sofia naturale e di medici­na, tra le quali il trattato giovanile rimasto mano­scritto, Instituta medici­nalia, il De rerum natura­lium ortu atque interitu commentarium, edito nel 1583, il De ligno sancto commentarium (1602) e le opere pubblicate postume dagli eredi come prescritto nel testamento, Ars medica e De primis rerum natura factarum principiis.
Gli scritti di Demetrio Canevari cercano di chiarire i principi aristotelici di forma e materia, soffermandosi a in­dividuare il principio agente (agens o efficiens). L'autore appare in diffi­coltà di fronte alle nuo­ve teorie astronomiche, da lui non accolte, si mostra indifferente alle scoperte anatomiche che sovvertivano la fisiologia aristotelica e ga­lenica e, infine, il suo approccio alla malattia risulta generico.
Anche il De ligno sancto è permeato di aristoteli­smo. Con questa sua ope­ra Canevari partecipa al­la polemica sul guaiaco o "legno santo" usato nella cura della sifilide. Con Fracastoro, Fernel, Fra­canziano, Massa, Mat­tioli e contro Brasavola, Lobelius, Falloppio e Gallo, ritiene che il "le­gno santo" debba identi­ficarsi con una sola pian­ta e cioè con il guaiaco proveniente dall'isola di Santo Domingo, l'unico ad avere le proprietà te­rapeutiche adatte alla cu­ra della malattia.

Bibliografia: Catalogo del Fondo Canevari della Biblioteca Berio di Genova, a cu­ra di R. Savelli, Firenze, La Nuova Italia 1974; A. De Ferrari, Canevari (Canevaro), Demetrio, in Dizionario Biografico degli Italiani, vol. 18 (1975); Dizionario Biografico dei Liguri, vol. II, Genova, Consulta ligure 1994, ad vocem a cura di A. Lercari; R. Savelli, La "libraria" di Demetrio Canevari, in Da teso­ri privati a bene pubblico. Le collezioni antiche della Biblioteca Berio di Genova, Pisa, Pacini 1998, pp. 91-106; L. Malfatto, E. Ferro (a cura di), Biblioteca civica Berio, Saperi e meraviglie: tradizione e nuove scienze nella libraria del medico genovese Demetrio Canevari, Genova, Sagep libri & comunicazione 2004; V. Tigrino, L’Archivio Storico dell’Opera Pia “Sussidio Canevari Demetrio”: introduzione storica e inventario, in «La Berio», XLVIII (2008), n. 1, pp. 62-96.



Fondo Canevari.

Con il testamento del 1623 com­pletato dai codi­cilli del 1625 Demetrio Canevari stabilì che la biblioteca fosse portata da Roma a Genova insie­me con il catalogo mano­scritto, Index librorum om­nium qui in nostra bibliotheca certis pluteis continentur, da lui stesso compilato.
Nel 1630 la biblioteca fu trasferita a Genova in 48 casse o plutei e fino a metà del Settecento, co­me stabilito nel testamen­to, fu affidata alla linea maschile della famiglia Canevari.
Fino al 1639 rimase nella dimora del fratello Ottaviano in contrada Lercari, in 12 scaffali nuovi.
Dal 1640 fino alla consegna ai Gesuiti si trova­va nella villa di Multedo in località dello Zerbino.
Nel 1754 fu consegnata ai Gesuiti.
Nel 1777, dopo la soppressione della Compa­gnia di Gesù (1773), fu affidata ai Padri Somaschi.
Nel 1810, dopo il periodo travagliato che vide la fine della Repubblica aristocratica, l'avvento dell'effimera Repubblica Ligure (1797) e il successivo dominio francese, ritornò al Sussidio Canevari.
Dal 1844 al 1848 fu di nuovo affidata ai Gesuiti.
Nel 1848, con l'espulsione dei Gesuiti dal Regno di Sardegna, fu affidata per la seconda volta ai Somaschi.
Nel 1868, in seguito alla soppressione dei beni conventuali, fu re­stituita al Sussidio, che aveva sede in via Lo­mellini; nel 1870 la consistenza della bi­blioteca risultò di 1.820 volumi.
Nel 1924 furono av­viate le trattative tra il Sussidio e il Comune di Genova per il deposito della biblioteca.
Nel 1930 fu consegna­ta al Comune di Genova e sistemata alla Bibliote­ca Lercari, dove il bi­bliotecario Amedeo Pe­scio effettuò il riscontro sull'inventario, che con­cluse nel gennaio 1933 senza riscontrare perdi­te rispetto al 1870.
Nel 1958, in seguito ai lavori di consolida­mento edilizio cui la Biblioteca Lercari doveva es­sere sottoposta, fu trasferita alla Biblioteca Berio, che aveva sede nel palazzo del Barabino in piazza De Ferrari.
Nel 1962 (18 dicembre) fu acquistata dal Co­mune di Genova per 12 milioni di lire e destinata definitivamente alla Biblioteca Berio.
Nel 1998 è stata trasferita con tutta la Biblio­teca Berio nella nuova sede, nel complesso edili­zio dell'ex Seminario arcivescovile ed è stata col­locata nel depositato climatizzato dei fondi antichi.

Demetrio Canevari lasciò la sua biblioteca, ricca di circa 3.000 volumi prevalentemen­te di argomento scientifico e medico, alla famiglia Canevari.
A causa dei numerosi passaggi di mano e dei cam­biamenti di sede, nonostante gli sforzi del suo primo proprietario, come accade spesso alle biblioteche nel corso della loro esistenza, la biblioteca di Deme­trio Canevari non è rimasta del tutto uguale al nu­cleo originario nei quasi 400 anni che ci separano dalla morte del suo primo proprietario.
Probabilmente non subì danni dal bombardamen­to del 1684, perché allora non si trovava nel pa­lazzo della famiglia Canevari in via Lomellini, che fu danneggiato dalle bombe, ma nella villa di fa­miglia allo Zerbino. Tuttavia, quasi certamente, al­l'epoca della Repubblica Ligure e nel successivo periodo napoleonico, come altre biblioteche con­ventuali – allora era affidata ai Somaschi – fu og­getto di furti.
Oltre a subire dispersioni e furti, le biblioteche pos­sono essere accresciute di volumi che non apparten­gono al nucleo originario. Nella biblioteca di Demetrio Canevari confluirono i volumi, prevalente­mente di carattere legale, del fratello Ottaviano, av­vocato e uomo di legge. Non è escluso che nei nu­merosi trasferimenti vi siano stati incorporati anche volumi di varia provenienza.
Dopo il 1844 non si verificò alcuna perdita di ri­lievo del patrimonio librario, come risulta dalla ve­rifica della consistenza effettuata dal 1930 al 1933 da Amedeo Pescio, bibliotecario della Lercari, quando la biblioteca vi fu trasferita, e da verifiche successive.
Al tempo di Amedeo Pescio i volumi erano 1.820; le edizioni descritte nel catalogo pubblicato nel 1974 da Rodolfo Savelli sono 2.431. I due dati so­no coerenti, perché, da una parte, sono poco nu­merose le opere in più volumi e, dall'altra, i volu­mi miscellanei, che comprendono più opere rilegate insieme in un solo volume, sono ben 217; il numero delle edizioni pertanto è più alto di quel­lo dei volumi fisici.
Della biblioteca fanno parte oggi 110 incunaboli, 1.898 edizioni del XVI secolo, 423 edizioni dal 1601 al 1625.


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Emanuela Ferro (Sezione di Conservazione Biblioteca Civica Berio)
ultimo aggiornamento: 2013-05-15 22:27:06